Cinque artisti degli ultimi cento anni, cinque modi di porsi il problema della rappresentazione della figura.
Il largo pubblico e il senso comune spesso faticano a comprendere le logiche e le forme dell’arte contemporanea. Molte persone di fronte a essa rimangono perplesse, quando non ironiche o addirittura ostili. Il mondo dell’arte contemporanea del resto si presenta come un folto accumulo di esperienze dentro le quali è difficile allo sguardo comune operare un discernimento. Comprendere quali sono le cose interessanti e colte e quali invece dei puri giochi senza significato. Per poter giudicare occorre essere introdotti all’arte contemporanea con alcuni criteri di base per poterla cogliere. Questo gesto di comprensione del resto è molto importante perché l’arte di oggi è specchio della cultura in cui abitiamo. Affrontare questa arte significa capire il nostro mondo. Per questo cerchiamo di offrire un contributo e uno strumento a tutti quelli che vogliono addentrarsi nel complesso mondo dell’arte contemporanea.
Il primo incontro è dedicato a Modigliani, che nella Parigi percorsa da sperimentazioni radicali e da innumerevoli ed eterogenee influenze artistiche, sintetizza una cifra stilistica che, ancora oggi, sembra oscillare tra l’enigma creativo e la nitidezza tipica del “classico”.
Nel caso di Giacometti, invece, la ricerca si concentra sul rapporto fra la figura e lo spazio: l’artista, ossessionato dal vuoto, dal nulla e dalla caducità del reale, tenta di creare una forma che sappia interrompere, per un istante, il flusso anarchico dell’esistenza.
Per Edward Hopper la forma è soprattutto luce, massa plastica che l’artista compone e dispone in uno sfondo che, pur apparendo profondamente realistico, trasmette il senso metafisico dell’assenza e del male di vivere.
William Kentridge cala la figura umana nel contesto storico. Il Sudafrica degli ultimi 60 anni si popola di sagome cancellate e ricreate all’infinito; la sua tecnica, che dal disegno porta all’animazione, ci appare però più il frutto di meccanismi inconsci che razionali.
La straordinaria ed eclettica vitalità creativa di Jan Fabre, che sembra non disdegnare nessuna contaminazione tecnica o tematica, ci conduce verso i temi fondamentali dell’esistenza dell’uomo: la morte, l’eros, la gioia, il dolore. Ossessivamente, ironicamente e sempre attraverso la figura, Fabre racconta la ricerca impossibile di una risposta agli interrogativi metafisici che da secoli l’arte e la letteratura si pongono.
Cinque incontri per comprendere come la realtà e la figura umana possono essere variamente lette e interpretate, piegate a differenti bisogni creativi ed espressivi, soggetti sempre validi per parlare della complessità dell’uomo e del suo stare nel mondo.
PROGRAMMA
27 Ottobre 2016
Amedeo Modigliani
La linea e l’enigma della forma
3 Novembre 2016
Alberto Giacometti
Figure nell’ossessione del vuoto
10 Novembre 2016
Edward Hopper
Figure del reale e luce del vero
17 Novembre 2016
William Kentridge
Le ferite della storia, le cicatrici dell’inconscio
24 Novembre 2016
Jan Fabre
Fabre e Faber, metamorfosi e alchimia dell’arte
Il ciclo di incontri è tenuto da
Silvia Gervasoni, docente di storia dell’arte, educatrice museale presso l’Accademia Carrara di Bergamo e curatrice.
Tutti gli incontri si terranno presso il museo Bernareggi, Sala Ipogea (ingresso da via Pignolo, 76) alle ore 18.00.
Costi:
5 euro ad incontro o 20 euro per l’intero ciclo.
2 euro ad incontro per gli studenti, ai quali verrà rilasciato attestato di frequenza per l’intero ciclo per ottenere crediti formativi.
Per i sacerdoti della Diocesi il ciclo di incontri è gratuito.
INFO:
Tel: 035 248772
Mail: info@fondazionebernareggi.it
www.fondazionebernareggi.it