In consonanza con la lettera pastorale del vescovo Francesco "Servire la vita dove la vita accade", l'itinerario diocesano di Avvento di quest’anno adotta il linguaggio fotografico, che meglio di altri riesce a catturare il senso dell'esistenza, quando e mentre accade. In questa prospettiva, il linguaggio fotografico può essere prezioso perché rivela qualcosa del rapporto tra la Chiesa che annuncia il Vangelo e il Mondo. Compito della Chiesa, e di ogni credente, è quello di far venir fuori dal mondo un senso nuovo che già lo abita e che aspetta soltanto di incontrare una Parola di vita che lo rivela e lo racconta. Così la fotografia spesso cattura un senso nascosto, una poesia celata agli occhi del mondo ma che una volta “fermata e messa a fuoco” è chiara agli occhi di tutti.
Gli scatti che scandiscono il tempo di Avvento - Natale sono di
Alfonso Modonesi
e sono conservati presso il Museo della storie, Archivio fotografico Sestini, Fondo Alfonso Modonesi.
Riportiamo un breve commento di Cesare Colombo, scritto in occasione della mostra Lo spirito delle Cose, allestita nel 2011 nella chiesa parrocchiale di Longuelo con 16 scatti di Modonesi.
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Si ritiene, a torto, che il linguaggio della fotografia non sia adatto a creare riflessioni morali, a sviluppare sentimenti elevati. Troppo forte appare il peso della realtà fermata nel suo momento documentario. Questa serie d’immagini proposta da Alfonso Modonesi, viste nella loro sequenza, al contrario sembrano parlarci con un tono ben superiore alla realtà che descrivono. Noi siamo spinti a leggere, a capire dell’altro dietro gli scenari che il fotografo autore ci presenta.
Ognuno di noi qui è pronto a farsi sollecitare, a comprendere senza difficoltà i messaggi che stanno dietro ognuna di queste inquadrature. Esse ci parlano della condizione dell’uomo odierno. Senza però descriverci alcun luogo in particolare, né il carattere di ogni singola persona ritratta. Quei bambini che corrono, o ci guardano dalla strada… eravamo noi stessi. E lo sono ora i nostri figli, i nostri nipoti. Così tutti i gesti laboriosi, sensuali, affettuosi, rassegnati, fermati da Alfonso Modonesi… sono quelli di tutti noi adulti, dentro lo scorrere non lineare delle nostre vite.
[…] Nel segno dell’Uomo, siamo tutti coinvolti nelle vicende che qui intravediamo. Entriamo in queste fotografie. Diventiamo anche noi in parte soggetti e in parte autori di un messaggio, forse, più alto".
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ALFONSO MODONESI (Bergamo, 1941) inizia a fotografare nel 1960 e fa parte del circolo fotografico bergamasco: qui incontra Pepi Merisio e Carlo Leidi, che sono i suoi primi maestri. Nel 1964 vince a Fermo il primo premio per reportage, dove partecipano i più importanti reporter italiani ed europei. Lo rinvince ex aequo, nel 1965. Entra a far parte dello staff dell’Europeo come libero professionista e fotografa, tra l’altro, Praga nel 1968. Nel 1967 vince il premio Nadar italiano e nel
1968 arriva finalista a quello europeo. Diverse le mostre fotografiche. Il Centro Studi Valle Imagna pubblica alcuni suoi reportage con il titolo Chelò e Fogliò. Altri suoi lavori sono: Artigianato e arti minori nelle Marche; Valle Imagna; Il fiume azzurro; La Primavera di Praga; Bergamo, una città e il suo fascino; Città nobili di Lombardia e Il delta del Po.
Tutte le informazioni sull'itinerario si Avvento Natale su
www.diocesibg.it e
www.oratoribg.it
Per le immagini pubblicate su questa pagina
© Museo della storie, Archivio fotografico Sestini, Fondo Alfonso Modonesi.